Chinatown di Milano: questione di sovranità nazionale
La vera e propria guerriglia urbana che si è scatenata giovedì 12 aprile a Milano è qualcosa di assolutamente inaccettabile.
Innanzitutto non può esistere uno "stato" dentro lo Stato: nel caso in questione, un gruppo etnico insediatosi in quella zona della città da molto tempo e, quindi, ben organizzato, ha deciso di esprimere attraverso una maniestazione collettiva e violenta la propria avversione per lo Stato Italiano, lì rappresentato da dei semplici quanto eroici vigili urbani. Questo atto scellerato mina dalle fondamenta la possibilità del vivere insieme civilmente. Il netto rifiuto delle regole della nostra comunità di cittadini italiani non può permettere in alcun modo un serio processo di integrazione e di dialogo. Sarebbe come accettare di giocare una partita di calcio, falsando le regole del gioco. Non si può, non è possibile. Il ghetto della chinatown milanese ha permesso la creazione di una città dentro la città, dove la legge e la pubblica autorità vengono oltraggiate e costrette ad abbandonare il terreno. Giovedì 12 aprile, la sovranittà dello Stato italiano in via Paolo Sarpi è venuta meno.
Curioso, inoltre, notare il grado di coesione e di unità della comunità cinese di Milano: in pochi minuti erano lì centinaia di persone, con bandiere e striscioni.
Terrificante, invece, la violenza, il disprezzo e l'accanimento con cui sono stati aggrediti i nostri vigili.
Uno stato dentro lo "Stato"; centinaia di persone apparentemente tranquille che, in forza dell'appartenenza ad una stessa etnia, aggrediscono i garanti dell'ordine pubblico; momenti di guerriglia urbana e di disordine pubblico. Ad una situazione di questo genere, l'unica risposta possibile è la riaffermazione chiara e trasparente della nostra identità, dei nostri valori e, quindi, delle nostre regole: solo attraverso la totale accettazione della nostra civiltà e delle nostre leggi, sarà possibile costruire un futuro insieme. Altrimenti, presto o tardi, il "bubbone" ora risvegliato ma presto sopito, scoppierà in maniera incontrollabile. E farà male.
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