mercoledì, gennaio 31, 2007

La lettera di Silvio Berlusconi alla moglie Veronica Lario


«Cara Veronica,
eccoti le mie scuse. Ero recalcitrante in privato, perché sono giocoso ma anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di cederti è forte. E non le resisto. Siamo insieme da una vita. Tre figli adorabili che hai preparato per l'esistenza con la cura e il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, e che sei sempre stata per me dal giorno in cui ci siamo conosciuti e innamorati. Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere. Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti e gli esami pubblici che non finiscono mai, una vita sotto costante pressione. La responsabilità continua verso gli altri e verso di sè, anche verso una moglie che si ama nella comprensione e nell'incomprensione, verso tutti i figli, tutto questo apre lo spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere giocoso e autoironico e spesso irriverente. Ma la tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento. Ma proposte di matrimonio, no, credimi, non ne ho fatte mai a nessuno. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d'amore. Uno tra tanti.
Un grosso bacio Silvio»

Noi vi avevamo avvisato...


martedì, gennaio 30, 2007

Mastellik salvaci tu! Fai cadere Proditero!

«Se mi mettono nella condizione dicendo ’sei al Governo e devi votare la legge sulle unioni di fatto, mi dimetto domani

(Clemente Mastella, Ministro della Giustizia, durante la trasmissione Porta a Porta)

lunedì, gennaio 29, 2007

Allora siamo a posto...


"Flavia Prodi? Confido che la sua esperienza di moglie e madre ci aiuti a salvaguardare la famiglia."
(Paola Binetti, in un'intervista alla Stampa, a proposito della legge sul riconoscimento delle unioni di fatto.)

sabato, gennaio 27, 2007

Speriamo di no!


«Lasceremo un segno nel Paese.»
Romano Prodi, conferenza stampa, 25/1/2007

venerdì, gennaio 26, 2007

13 anni in campo per difendere la Libertà


lunedì, gennaio 22, 2007

Don Camillo siamo tutti con te!


Esaminando sempre in concreto la realtà delle unioni di fatto, quelle tra persone di sesso diverso sono certamente in aumento, sebbene restino a livelli assai più contenuti che in altri Paesi, ma la grande maggioranza di loro vive nella previsione di un futuro possibile matrimonio, oppure preferisce restare in una posizione di anonimato e di assenza di vincoli. Le assai meno numerose coppie omosessuali in buona parte vogliono a loro volta rimanere un fatto esclusivamente privato e riservato; altre invece sembrano costituire il principale motore della pressione per il riconoscimento legale delle unioni di fatto, con cui intenderebbero aprire, se possibile, anche la strada per il matrimonio. Nel pieno e doveroso rispetto per la dignità e i diritti di ogni persona, va però osservato che una simile rivendicazione contrasta con fondamentali dati antropologici e in particolare con la non esistenza del bene della generazione dei figli, che è la ragione specifica del riconoscimento sociale del matrimonio. La legislazione e la giurisprudenza attuali già assicurano la protezione di non pochi diritti delle persone dei conviventi, e pienamente dei diritti dei figli. Per ulteriori aspetti che potessero aver bisogno di una protezione giuridica esiste anzitutto la strada del diritto comune, assai ampia e adattabile alle diverse situazioni, e ad eventuali lacune o difficoltà si potrebbe porre rimedio attraverso modifiche del codice civile, rimanendo comunque nell’ambito dei diritti e dei doveri della persona. Non vi è quindi motivo di creare un modello legislativamente precostituito, che inevitabilmente configurerebbe qualcosa di simile a un matrimonio, dove ai diritti non corrisponderebbero uguali doveri: sarebbe questa la strada sicura per rendere più difficile la formazione di famiglie autentiche, con gravissimo danno delle persone, a cominciare dai figli, e della società italiana.”
(prolusione del Card. Camillo Ruini, Presidente della Cei, 22/1/2007)

domenica, gennaio 21, 2007

Chi ci sgomenta

"Il richiamo alla misericordia per vicende come quella di Piergiorgio Welby e l'esigenza di elaborare una legge che riconosca il diritto della persona a decidere sul proprio trattamento terapeutico, come viene fatto dalla recente normativa francese, espressi da una fonte cosi' alta del mondo religioso come l'Arcivescovo emerito Cardinale Carlo Maria Martini, mi trovano perfettamente concorde."

Cesare Salvi, Presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama.
(Adnkronos, 21 gennaio 2006)

sabato, gennaio 20, 2007

Incomincia la battaglia per la FAMIGLIA!

La legge sui cognomi apre la strada ai Pacs
Alfredo Mantovano di Alleanza Nazionale intravede dietro la norma un disegno distruttivo: "L'ansia di picconare la famiglia non arriva ancora a far partorire al governo un disegno di legge sui pacs. Ma non impedisce a governo e maggioranza di mandare avanti la proposta sui cognomi, nella direzione di annullare tutto ciò che, con riferimento alla famiglia, ha storia e radici. Se ai figli potrà essere dato alternativamente il cognome del padre, quello della madre, o entrambi, e' certo che nel giro di 3- 4 generazioni verra' meno la continuita' familiare, cioe' un elemento basilare per l'identità comunitaria. Non sono soltanto le radici cristiane che la sinistra vuole estirpare, ma anche le radici naturali, a cominciare da quella familiare. L'attenzione critica verso questa proposta sbagliata deve essere la stessa che verso i pacs!".

mercoledì, gennaio 17, 2007

La sfida di inizio millennio è l’educazione ai valori

Una ricerca statistica curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà rileva che per il 60% degli italiani la vera prima emergenza del nostro Paese è rappresentata dall’educazione. Ovviamente non si intende semplicemente quella formale del bon ton dei salotti o della capacità di essere gentili e garbati con i propri simili, anche se sarebbe già qualcosa. No, quella indagata dalla ricerca è l’educazione intesa come cultura, cioè la capacità personale di affrontare in modo critico e sistematico la realtà, in ogni suo aspetto e in relazione ad uno scopo. Questo implica una percorso adeguato, una esperienza formativa in atto e soprattutto una continua lealtà di cuore con le domande originarie connesse al senso della vita, del lavoro e della propria esperienza umana intera, con le quali il paragone costante di ogni nostra giornata rappresenta il pungolo esistenziale più acuto. È a questo livello profondo e troppo spesso non indagato che, infatti, si gioca il grado di qualità di una nazione, di una società e della sua capacità di convivenza civile organizzata e tesa al bene comune del popolo. E a questo proposito poco può dire la politica. Qui si tratta delle singole persone e del sentimento di appartenenza ad una storia comune ed alle radici di una famiglia e di una cultura, quella italiana, che per assenza di responsabilità educativa di istituzioni importanti quali la Chiesa, la famiglia e la scuola ha ormai, da troppo tempo, perso la direzione del proprio cammino. Mancano maestri adeguati, capaci di introdurre giovani e meno giovani al cammino della vita, inteso come esperienza di verità e quindi come capacità di riscoperta vissuta di valori esistenziali autentici. Primo tra tutti il valore fondamentale rappresentato dal senso religioso che marchia, in modo indelebile, il cuore di ogni esperienza umana e di ogni popolo. Ogni sera, dalle 20 in poi, circa il 90% delle famiglie italiane assiste, impotente, allo spettacolo offerto dai telegiornali nazionali di uno scenario quotidiano fatto di omicidi, rapine, truffe, scandali, guerre, lotte, violenze e qualunque altro tipo di nefandezze possibili. A questo poi si aggiunge, buon ultimo, il teatrino della attuale politica governativa nostrana che, non contenta, si diverte ad assoggettare ancor di più il popolo, affamandolo con nuove tasse, vincoli, leggi e balzelli. Ma la sete di educazione delle persone e del popolo intero rimane. Talvolta viene mascherata dalla fiction rappresentata dall’industria dello stordimento generale del cosiddetto spettacolo, del mondo dei presunti vip, dell’intrattenimento bolso dei film natalizi che dovrebbero far ridere, dal gossip stupido e vuoto dei rotocalchi, dal furore della passione calcistica o, tristemente peggio, dall’evasione dalla realtà, rappresentata ormai per centinaia di migliaia di nostri giovani dall’uso costante di droghe. Tutto questo nasconde un vuoto, un grande vuoto esistenziale, educativo e di verità. E come non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva un’invocazione straziante di aiuto? Questa recente domanda di Benedetto XVI suona come un monito paterno per tutti noi. Per educare ci vogliono dei padri. Padri e maestri, altro che imbonitori di popolo, opinionisti a pagamento o intrattenitori del sabato sera e opinion maker che dir si voglia. E poco possono anche i pochi eroici insegnanti delle nostre scuole pubbliche e private, sommersi quotidianamente nel loro lavoro dal bombardamento potente dei media, dell’industria dello spettacolo, dell’informazione e dell’intrattenimento, da cui vengono, molto più spesso, educati i nostri giovani. Però qualcosa si può fare e in molti già lo fanno, ricominciare.

venerdì, gennaio 12, 2007

DIFENDI IL TUO FUTURO

Il governo Prodi sta operando per distruggere una per una le riforme varate dal governo Berlusconi, nonostante gli indubbi risultati positivi che queste leggi hanno permesso di raggiungere, nell'interesse di tutti gli italiani.
Per impedire ciò e rendere ancora più forte e incisiva l'opposizione al governo, il Coordinamento nazionale di Forza Italia ha raccolto l'idea lanciata da Ludovico Festa su Il Giornale di formare comitati in tutti i centri italiani, grandi e piccoli, per la difesa delle leggi e delle riforme varate dal governo Berlusconi, in particolare la legge Biagi sul lavoro, la legge Maroni sulle pensioni, la legge sulla riforma della scuola e dell'università del ministro Moratti e i provvedimenti sulle grandi opere pubbliche del ministro Lunardi, la legge Bossi-Fini sull'immigrazione.
Aderisci al nostro appello, per difendere il tuo futuro e quello di coloro che ti sono cari. Non servono formalità è sufficiente segnalarci la tua disponibilità.

mercoledì, gennaio 10, 2007

A Caserta tutti contro tutti

Rosy Bindi contro Barbara Pollastrini. Emma Bonino contro Antonio Di Pietro. Antonio Di Pietro contro Clemente Mastella. Vannino Chiti contro Giuliano Amato. E Piero Fassino, per difendere se stesso, contro Romano Prodi.
Il vertice di Caserta si apre così, tutti contro tutti.
E’ alquanto singolare, poi, che Palazzo Chigi prediliga il termine “conclave”, al posto di “vertice”. Vertice sa di Prima Repubblica, dicono gli uomini del Professore. Dai conclavi, invece, si esce Papa. E quello della Reggia sembra un conclave dei tempi dei Borgia.
Un Papa usciva comunque e poco importava se qualche cardinale ci lasciava le penne.
In effetti, l’appuntamento di giovedì e venerdì segnerà (dovrà segnare) una svolta nella politica della maggioranza, in un senso od in un altro.
Potrebbe segnare la fine del governo Prodi, qualora dovesse vincere la linea riformista di Fassino (boicottata dai suoi stessi ministri) sulle riforme strutturali, pensioni in testa. Rappresenterà la parabola discendente del segretario dei ds, se prevarrà la linea-Prodi dell’immobilismo.
La terza via dalemiana (ai tempi dell’alleanza con Blair) non è prevista.
Ed è per queste ragioni (figlie anche del proporzionale) che all’appuntamento i ministri si presentano tutti contro tutti. Per i motivi più vari.
Le ministre Bindi e Pollastrini perché stanno lavorando a due diversi e distinti disegni di legge sulle unioni di fatto. La Bonino contro Di Pietro per la mancata fusione Autostrade-Abertis. Di Pietro contro il progetto di riforma della Giustizia annunciata da Mastella. Vannino Chiti contro Giuliano Amato sulla riforma elettorale.
In questo clima di guerriglia, Prodi punta a prendere tempo.
A smussare gli angoli, dettando l’agenda dei prossimi mesi, affiancato – come sempre – da Tommaso Padoa Schioppa.
E, per ironia della sorte, sarà proprio il ministro dell’Economia (il più liberista a parole di tutto l’esecutivo) a dover difendere la mancata scelta di Palazzo Chigi in materia previdenziale.
Proprio lui che nel Dpef aveva scritto di voler introdurre riforme nel pubblico impiego, nelle pensioni, nel finanziamento agli enti locali, nella Sanità.
Solo sposando in pieno la linea Prodi, Padoa Schioppa può avere qualche possibilità di conservare la poltrona, a cui punta Fassino e tentare di risalire la classifica che lo vede all’ultimo posto nell’indice di gradimento degli italiani.
Caserta: tutto si risolve in sei ore
Considerando le premesse, il conclave di Caserta non giustifica né le spese sostenute per l’organizzazione, né l’impiego delle forze dell’ordine per motivi di sicurezza, né l’enfatizzazione dei media nel presentare l’appuntamento campano come esempio di serietà e concretezza del governo.
Impegno di cui si fa carico soprattutto Repubblica con due pagine fitte di notizie e particolari tutti tesi a confermare che la faccenda è importante, che qui si gioca il futuro del paese, che i membri del governo non usciranno dalla Reggia, che dormiranno in semplici lenzuola di cotone, che potranno gustare delle austere mozzarelle di bufala e che potranno godere di un semplice dono. Un centrotavola a ciascun ministro e una coperta borbonica per la signora Prodi. Alla first lady - la cui presenza confermerebbe lo spirito vacanziero dell’evento - sarà donato un “Damasco Luigi XVI color giallo, cento per cento organzino con frange lavorate a mano”. E fra cerimoniale, cene, convenevoli e incontri istituzionali, la due giorni in effetti si riduce, nel pieno rispetto sindacale, a sei ore lavorative, vale a dire dalle 15 alle 21 di giovedì visto che il venerdì mattina sarà dedicato al consiglio dei ministri e poi alla conferenza stampa. Troppo poco se si vuole prendere sul serio l’intenzione dichiarata del premier che nella reggia borbonica vuole “definire l’agenda di governo per il 2007”, troppo poco se si tiene conto delle divisioni che segnano l’agenda dei singoli ministri i quali, al contrario dei moschettieri, sono uno contro tutti e tutti contro uno.
La Bonino ha già dichiarato guerra a Di Pietro e aspetta giovedì per ordinare l’attacco in difesa dell’Europa, la Bindi ha già affilato le sue armi contro la Pollastrini e contro ogni ipotesi di Pacs, i riformisti si preparano a duellare con i “comunisti” dell’esecutivo per difendere le riforme irrinunciabili, dalle pensioni alle liberalizzazioni, dal welfare all’ambiente.
Come faranno i “nostri eroi a risolvere tutti questi problemi in appena sei ore?”. Di non farcela sono certi gli stessi protagonisti dell’evento che “si sacrificano” nella città campana solo per motivi di comunicazione.
Lamentano che il crollo nei sondaggi è causato da una cattiva informazione, che la finanziaria non è stata compresa per un difetto mediatico e allora si ingegnano per mostrare quello che non è.
A mettere in scena delle tristi commedie degli equivoci per ribadire, come dicevano i manifesti di Prodi, che la serietà è al governo. Per fortuna nessuno ci crede più. Anzi, l’indignazione sale e il gradimento scende perchè, come dicono al Bagaglino, “con la finanziaria è cambiata l’aria. Prodi è un mago e io pago”.

lunedì, gennaio 08, 2007

Saddam

Guardando il video dell'esecuzione di Saddam Hussein ho provato molta compassione per quest'uomo: il potente dittatore che aveva regnato per decenni sul suo popolo, compiendo atti di estrema crudeltà, l'uomo capace di attirare attorno a sè l'attenzione del mondo intero, appariva ora, di fronte alla propria morte, come un'uomo impaurito. Pallido, vestito con un giaccone scuro per cercare di conservare un briciolo di dignità. Un semplice uomo che ha paura di morire. Questo è il Saddam che ho visto nel video. Un uomo che aveva paura. E guardando quegli occhi abbassati così impauriti, ormai senza più alcuna speranza, mi sono domandato se un atto di pietà sarebbe stato forse più giusto. Probabilmente sarebbe stato più sicuro per non peggiorare la situazione mondiale. Ma di sicuro sarebbe stato, molto più semplicemente, più umano.