lunedì, giugno 18, 2007

Ci siamo spostati!

Carissimi,

ci siamo trasferiti su


per ulteriori info potete scrivermi una mail a francesco.magni@email.it

sabato, maggio 05, 2007

Petizione Popolare

UN PARLAMENTO DI CITTADINI

liberi di partecipare, liberi di preferire

Non c’è nessun male che i partiti occupino il potere e se ne occupino.

Il problema è per chi e per che cosa lo ricercano e lo esercitano: se cioè la società è una realtà da manipolare per uno strapotere o non piuttosto qualcosa da servire per un bene comune.

Per questo la crisi di rappresentanza dei partiti ci preoccupa.

Non solo per le difficoltà di comprensione del loro linguaggio e delle loro proposte, ma anche e soprattutto per il loro progressivo allontanamento dai cittadini, dalla società e dall’economia.

L’attuale dibattito sulla riforma della legge elettorale, poi, rischia di segnare una ulteriore distanza: si parla dei candidati, che le segreterie dei partiti vorrebbero “imporre” attraverso liste bloccate, ma non del fatto che i cittadini possano, da una parte, candidarsi e, dall’altra, scegliere direttamente le persone che li rappresenteranno in Parlamento attraverso l’espressione di una preferenza.

Nemmeno i promotori del referendum lo stanno chiedendo.
Noi non viviamo di politica, ma la politica ci interessa; e le elezioni sono il momento supremo della partecipazione democratica di un Paese.

Per questo, pur non esprimendo indicazioni sul sistema che si disegnerà, ci interessa:

- in un assetto di sistema proporzionale, potere scegliere e votare liberamente i candidati, all’interno dei partiti e degli schieramenti;

- in un sistema uninominale, dare la possibilità a chiunque lo voglia di candidarsi raccogliendo firme a livello di singolo collegio.

Vogliamo assumerci la responsabilità della “res publica”, anche nel momento del voto. Vogliamo una classe politica che sia espressione del popolo, prima che delle segreterie di partito. Vogliamo vivere in una democrazia reale, in cui il popolo sceglie i suoi rappresentanti.

NOI CHIEDIAMO CHE NEL NUOVO SISTEMA ELETTORALE:


SE
PROPORZIONALE
,

VENGA REINTRODOTTA LA PREFERENZA


SE UNINOMINALE
,

VENGA DATA LA POSSIBILITA’ DI CANDIDARSI

IN UN SINGOLO COLLEGIO RACCOGLIENDO 500 FIRME.

PER IL BENE DEL PAESE, PER IL BENE DELLA POLITICA STESSA!

Primi Firmatari
Francesco Cossiga Presidente Emerito della Repubblica
Alberoni Francesco Sociologo
Alberoni Rosa Scrittrice
Allam Magdi Vice Direttore Corriere della Sera
Amicone Luigi Direttore Tempi
Andreotti Giulio Senatore a vita
Antonini Luca Professore Ordinario di Diritto Costituzionale Università degli studi di Padova
Bechis Franco Direttore Italia Oggi
Belpietro Maurizio Direttore Il Giornale
Bernasconi Pierluigi Amministratore Delegato Media Market
Bertolissi Mario Professore Ordinario di Diritto Costituzionale Università degli studi di Padova
Bracalente Enrico Amministratore Unico Nero Giardini
Cervetti Giovanni
Colombo Maria Grazia Presidente nazionale AGeSC
Corti Eugenio Scrittore
De Maio Adriano Presidente IReR
Donati Pierpaolo Professore Ordinario di sociologia dei processi culturali Università di Bologna
Doninelli Luca Scrittore
Dotti Johnny Presidente Consorzio CGM
Formica Rino Presidente Movimento Socialismo è Libertà
Formigoni Roberto Presidente Regione Lombardia
Franchi Paolo Direttore Il Riformista
Fumagalli Cesare Segretario Generale Confartigianato
Gian Ferrari Claudia Storica dell'arte
Giannino Oscar Direttore Libero Mercato
Intiglietta Antonio Presidente GE.FI
Inzoli Mauro Presidente Banco Alimentare
Liguori Paolo Direttore TGCOM e Mediavideo
Loi Franco Scrittore
Lombardi Giorgio Professore Ordinario di Diritto Costituzionale Università degli studi di Torino
Macaluso Emanuele Direttore Le nuove ragioni del Socialismo
Massobrio Paolo Presidente Club Papillon
Mauro Mario Vice Presidente Parlamento Europeo
Mazzotta Roberto Presidente Banca Popolare di Milano
Mazzucca Giancarlo Direttore QN - Resto del Carlino
Morpurgo Claudio Avvocato
Muccioli Andrea Responsabile Comunità San Patrignano
Novari Vincenzo Amministratore Delegato H3G
Ornaghi Lorenzo Rettore Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Pedulla Gaetano Direttore Il Tempo
Petrini Carlo Presidente Fondatore Slow Food Internazionale
Pezzotta Savino
Pillitteri Paolo
Pontiggia Elena Storica dell'arte
Romano Antonio Presidente Inarea
Rondoni Davide Poeta
Sapelli Giulio Economista
Scaglia Silvio
Sgarbi Vittorio Critico d'arte
Squinzi Giorgio Amministratore Unico Mapei
Stefanini Pierluigi Presidente UNIPOL
Tarantini Graziano Presidente Banca AKROS
Tognoli Carlo
Versace Santo Presidente Gianni Versace
Vignali Raffaello Presidente Compagnia delle Opere
Violini Lorenza Professore Ordinario di Diritto Costituzionale Università degli studi di Milano
Vittadini Giorgio Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
Zamagni Stefano Professore Ordinario di Economia politica Università di Bologna
Zappacosta Pierluigi Cofondatore Logitech
Zecchi Stefano Professore Ordinario di Estetica Università degli studi di Milano

mercoledì, aprile 18, 2007

Chinatown di Milano: questione di sovranità nazionale

La vera e propria guerriglia urbana che si è scatenata giovedì 12 aprile a Milano è qualcosa di assolutamente inaccettabile.
Innanzitutto non può esistere uno "stato" dentro lo Stato: nel caso in questione, un gruppo etnico insediatosi in quella zona della città da molto tempo e, quindi, ben organizzato, ha deciso di esprimere attraverso una maniestazione collettiva e violenta la propria avversione per lo Stato Italiano, lì rappresentato da dei semplici quanto eroici vigili urbani. Questo atto scellerato mina dalle fondamenta la possibilità del vivere insieme civilmente. Il netto rifiuto delle regole della nostra comunità di cittadini italiani non può permettere in alcun modo un serio processo di integrazione e di dialogo. Sarebbe come accettare di giocare una partita di calcio, falsando le regole del gioco. Non si può, non è possibile. Il ghetto della chinatown milanese ha permesso la creazione di una città dentro la città, dove la legge e la pubblica autorità vengono oltraggiate e costrette ad abbandonare il terreno. Giovedì 12 aprile, la sovranittà dello Stato italiano in via Paolo Sarpi è venuta meno.
Curioso, inoltre, notare il grado di coesione e di unità della comunità cinese di Milano: in pochi minuti erano lì centinaia di persone, con bandiere e striscioni.
Terrificante, invece, la violenza, il disprezzo e l'accanimento con cui sono stati aggrediti i nostri vigili.
Uno stato dentro lo "Stato"; centinaia di persone apparentemente tranquille che, in forza dell'appartenenza ad una stessa etnia, aggrediscono i garanti dell'ordine pubblico; momenti di guerriglia urbana e di disordine pubblico. Ad una situazione di questo genere, l'unica risposta possibile è la riaffermazione chiara e trasparente della nostra identità, dei nostri valori e, quindi, delle nostre regole: solo attraverso la totale accettazione della nostra civiltà e delle nostre leggi, sarà possibile costruire un futuro insieme. Altrimenti, presto o tardi, il "bubbone" ora risvegliato ma presto sopito, scoppierà in maniera incontrollabile. E farà male.

mercoledì, aprile 11, 2007

Quando arrivano, ma soprattutto se arrivano...

lunedì, marzo 26, 2007

Saluto al Santo Padre Benedetto XVI di don Julián Carrón

Santità,

una gioia immensa è il sentimento che invade ognuno di noi, contentissimi di poterla incontrare e condividere con Lei questo momento. Mi consenta di ringraziarla con tutto il cuore a nome dei miei amici per questo dono impagabile.

Abbiamo ancora vivissima nella memoria l’ultima volta che La abbiamo incontrata in occasione del funerale di don Giussani. La sua commovente disponibilità a venire a celebrarlo e le parole piene d’affezione e di comprensione profonda di lui, non potremo mai dimenticarle. Quante volte, da allora, ci siamo sorpresi a parlare di don Giussani con le parole che Lei ci ha rivolto quel giorno per descriverne la personalità: un uomo ferito dalla bellezza, che non guidava a sé, ma a Cristo, e così guadagnava i cuori!

È da lui, dalla sua testimonianza instancabile, che noi abbiamo imparato quello che Lei non si stanca di ripetere a tutti da quando è salito al Soglio Pontificio: la bellezza del cristianesimo. Noi siamo affascinati dalla bellezza di Cristo, resa persuasiva dall’intensità contagiosa di don Giussani, fino al punto che ciascuno di noi può ripetere con Jacopone da Todi: «Cristo me trae tutto, tanto è bello». Questa bellezza del cristianesimo noi l’abbiamo scoperta senza tralasciare niente di quello che è autenticamente umano. Anzi, per noi vivere la fede in Cristo coincide con l’esaltazione dell’umano. Tutto il tentativo educativo di don Giussani è stato mostrare la corrispondenza di Cristo con tutte le autentiche esigenze umane. Egli era convinto che solo una proposta rivolta alla ragione e alla libertà, e verificata nell’esperienza, fosse in grado di interessare l’uomo, perché l’unica in grado di fare percepire la sua verità, cioè la sua convenienza umana. Così ci ha mostrato come è possibile vivere la fede da uomini, nel pieno uso della ragione, della libertà e dell’affezione. Noi vogliamo seguire le sue orme.

Davanti a tanta grazia è impossibile non sentire i brividi per tutta la nostra sproporzione. Per questo siamo ritornati spesso, particolarmente in questi giorni di preparazione all’incontro con Lei, alle parole che don Giussani ci rivolse nel 1984 per il trentennale della nascita del movimento:

«Man manoche maturiamo, siamo a noi stessi spettacolo e, Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè, di limite e di tradimento e perciò di umiliazione, e nello stesso tempo di sicurezza inesauribile nella grazia che ci viene donata e rinnovata ogni mattino. Da qui viene quella baldanza ingenua che ci caratterizza, per la quale ogni giorno della nostra vita è concepito come un’offerta a Dio, perché la Chiesa esista dentro i nostri corpi e le nostre anime, attraverso la materialità della nostra esistenza».

Consapevoli del nostro niente, domandiamo ogni giorno di poter dire di “sì” alla grazia che ci viene donata perché possiamo testimoniarla senza pretese, ma senza paura, a tutti i nostri fratelli uomini. Siamo certi che, in questo momento di confusione che il mondo sta vivendo, il cuore dell’uomo, pur ferito, resta capace di riconoscere la verità e la bellezza, se la trova sulla strada della vita. Noi desideriamo vivere la novità che ci è capitata in tutte le situazioni e ambienti dove si svolge la nostra esistenza, confidando di poter testimoniare nella nostra piccolezza tutta la bellezza che ha invaso la nostra vita, in modo tale che possa essere incontrata.

Speriamo così che si compia in noi quello che è stato da sempre il metodo di Dio per diventare compagno di cammino per ogni uomo: dare la grazia a uno, perché attraverso di lui possa arrivare a tutti. Come l’ha data a don Giussani perché arrivasse a noi, così è stata data a noi perché arrivi ad altri. È questo che può rendere possibile quell’incontro in cui ha origine la fede cristiana, come Lei, Santità, ci ha ricordato nella sua enciclica Deus caritas est: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (n.1).

Perciò, in questi anni, abbiamo cercato di prendere sul serio l’invito missionario del Servo di Dio Giovanni Paolo II in occasione del trentennale del movimento: «Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore» (29 settembre 1984). La diffusione del carisma e la crescita delle comunità del movimento in tutto il mondo mostrano la misericordia di Dio, che ha voluto dar frutto al nostro impegno. Viaggiando per il mondo ho visto che un cristianesimo così vissuto, nei suoi elementi essenziali, può trovare tanta accoglienza nel cuore dell’uomo, aldilà di ogni cultura o religione.

Il nostro desiderio è quello che ha sempre mosso il cuore di don Giussani: che in tutto e per tutto la forza persuasiva del movimento sia «strumento della missione dell’unico Popolo di Dio» (Testimonianza di don Luigi Giussani durante l’incontro del Santo Padre Giovanni Paolo II con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. Piazza San Pietro, Roma, 30 maggio 1998, n. 2); che, cioè, il fascino del carisma incontrato sia per il bene della Santa Chiesa sparsa in tutta il mondo e presente in ogni Chiesa particolare.

Per questo abbiamo chiesto di incontrarla, Santità. Come Lei ben sa, la storia del nostro movimento è stata sempre segnata da questo stretto rapporto con la Sede Apostolica. Fin dall’inizio don Giussani ha cercato di vivere la grazia ricevuta in piena comunione con il successore di Pietro, l’unico in grado di assicurare l’autenticità di ogni tentativo: da Paolo VI a Giovanni Paolo II. Noi siamo testimoni della gratitudine immensa di don Giussani quando Giovanni Paolo II riconobbe la Fraternità di Comunione e Liberazione. E abbiamo negli occhi come espresse tutta la sua devozione davanti a tutti inginocchiandosi ai piedi del Papa il 30 maggio 1998.

Con la stessa devozione, oggi, noi veniamo da Lei nel XXV del riconoscimento pontificio della Fraternità e a due anni dalla morte di don Giussani, ben consapevoli del valore del successore di Pietro per la nostra fede. Senza la sua testimonianza, assicurata dalla potenza dello Spirito, il cristianesimo decadrebbe in una delle tante varianti ideologiche che dominano il mondo.

Siamo qui, Santo Padre, totalmente tesi ad accogliere le indicazioni, e le eventuali correzioni, per il cammino che abbiamo davanti, convinti che, seguendole, renderemo utile per tutta la Chiesa e per il mondo il dono del carisma che ci ha affascinato. Faremo tesoro delle sue parole e, sono sicuro di parlare a nome di ognuno dei miei amici, ci impegneremo nel viverle con tutte le nostre capacità, certi della compagnia appassionata di don Giussani alla nostra vita.

don Julián Carrón

domenica, marzo 25, 2007

UDIENZA DI PAPA BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO PROMOSSO DALLA FRATERNITÀ DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

Alle ore 12 di sabato 24 marzo 2007, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gli oltre 80.000 partecipanti al Pellegrinaggio promosso dalla Fraternità di Comunione e Liberazione in occasione del XXV anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità, e ha loro rivolto il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

è per me un grande piacere accogliervi quest’oggi, in questa Piazza San Pietro, in occasione del XXV anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. A ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto, in particolare ai Presuli, ai sacerdoti e ai responsabili presenti. In modo speciale saluto Don Julián Carrón, Presidente della vostra Fraternità, e lo ringrazio per le belle e profonde parole che mi ha indirizzato a nome di tutti voi.

Il mio primo pensiero va al vostro fondatore, Mons. Luigi Giussani, al quale mi legano tanti ricordi e che mi era diventato un vero amico. L’ultimo incontro, come ha accennato Mons. Carrón, avvenne nel Duomo di Milano, nel febbraio di due anni or sono, quando l’amato Giovanni Paolo II mi inviò a presiedere i suoi solenni funerali. Lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, attraverso di lui, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi l’opinione che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere. Don Giussani s’impegnò allora a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo "Via, Verità e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell'uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto della nostra umanità, ma attraverso di essa. Come ebbi a richiamare nell'omelia per il suo funerale, questo coraggioso sacerdote, cresciuto in una casa povera di pane, ma ricca di musica - come amava egli stesso dire - sin dall'inizio fu toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non di una bellezza qualunque. Cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita che trovò in Cristo. Come non ricordare inoltre i tanti incontri e contatti di don Giussani con il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II? In una ricorrenza a voi cara, il Papa volle ancora una volta ribadire che l'originale intuizione pedagogica di Comunione e Liberazione sta nel riproporre in modo affascinante e in sintonia con la cultura contemporanea, l'avvenimento cristiano, percepito come fonte di nuovi valori e capace di orientare l'intera esistenza.

L’avvenimento, che ha cambiato la vita del Fondatore, ha "ferito" anche quella dei moltissimi suoi figli spirituali, e ha dato luogo alle molteplici esperienze religiose ed ecclesiali che formano la storia della vostra vasta ed articolata Famiglia spirituale. Comunione e Liberazione è un’esperienza comunitaria della fede, nata nella Chiesa non da una volontà organizzativa della Gerarchia, ma originata da un incontro rinnovato con Cristo e così, possiamo dire, da un impulso derivante ultimamente dallo Spirito Santo. Ancor oggi essa si offre come una possibilità di vivere in modo profondo e attualizzato la fede cristiana, da una parte con una totale fedeltà e comunione con il Successore di Pietro e con i Pastori che assicurano il governo della Chiesa; dall'altra, con una spontaneità e una libertà che permettono nuove e profetiche realizzazioni apostoliche e missionarie.

Cari amici, il vostro Movimento si inserisce così in quella vasta fioritura di associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali suscitati provvidenzialmente dallo Spirito Santo nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ogni dono dello Spirito si trova originariamente e necessariamente al servizio dell'edificazione del Corpo di Cristo, offrendo una testimonianza dell'immensa carità di Dio per la vita di ogni uomo. La realtà dei Movimenti ecclesiali, pertanto, è segno della fecondità dello Spirito del Signore, perché si manifesti nel mondo la vittoria di Cristo risorto e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa. Nel messaggio al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali, il 27 maggio del 1998, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe a ripetere che, nella Chiesa, non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono un'espressione significativa, perché entrambe sono coessenziali alla costituzione divina del Popolo di Dio. Nella Chiesa anche le istituzioni essenziali sono carismatiche e d’altra parte i carismi devono in un modo o nell’altro istituzionalizzarsi per avere coerenza e continuità. Così ambedue le dimensioni, originate dallo stesso Spirito Santo per lo stesso Corpo di Cristo, concorrono insieme a rendere presente il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo. Questo spiega l’attenzione con cui il Papa e i Pastori guardano alla ricchezza dei doni carismatici nell’epoca contemporanea. A questo proposito, durante un recente incontro col clero e i parroci di Roma, richiamando l’invito che san Paolo rivolge nella Prima Lettera ai Tessalonicesi a non spegnere i carismi, ho detto che se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo esserne grati, anche se talora sono scomodi. Al tempo stesso, poiché la Chiesa è una, se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, devono naturalmente inserirsi nella Comunità ecclesiale e servirla così che, nel dialogo paziente con i Pastori, essi possano costituire elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani.

Cari fratelli e sorelle, il compianto Giovanni Paolo II, in un’altra circostanza, per voi molto significativa, ebbe ad affidarvi questa consegna: «Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore». Don Giussani fece di quelle parole il programma di tutto il Movimento e per Comunione e Liberazione fu l'inizio di una stagione missionaria che vi ha portato in ottanta Paesi. Quest’oggi, io vi invito a continuare su questa strada, con una fede profonda, personalizzata e saldamente radicata nel vivo Corpo di Cristo, la Chiesa, che garantisce la contemporaneità di Gesù con noi. Terminiamo questo nostro incontro volgendo il pensiero alla Madonna con la recita dell’Angelus. Verso di Lei don Giussani nutriva una grande devozione, alimentata dall'invocazione Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam e dalla recita dell'Inno alla Vergine di Dante Alighieri, che avete ripetuto anche questa mattina. Vi accompagni la Vergine Santa e vi aiuti a pronunciare generosamente il vostro "sì" alla volontà di Dio in ogni circostanza. Potete contare, cari amici, sul mio costante ricordo nella preghiera, mentre con affetto benedico voi qui presenti e l’intera vostra Famiglia spirituale

martedì, marzo 20, 2007

MANIFESTO - Più Famiglia

Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese

La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo e una donna, e aperta a un’ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d’amore e di vita, dalla quale possono attendersi un’educazione civile, morale e religiosa. La famiglia ha meritato e tuttora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma alla responsabilità sociale. Non a caso i più importanti documenti sui diritti umani qualificano la famiglia come “nucleo fondamentale della società e dello Stato”.

Anche in Italia la famiglia risente della crisi dell’Occidente - diminuzione dei matrimoni e declino demografico - e le sue difficoltà incidono sul benessere della società, ma allo stesso tempo essa resta la principale risorsa per il futuro e verso di essa si rivolge il legittimo desiderio di felicità dei più giovani. Nel loro disagio leggiamo una forte nostalgia di famiglia. Senza un legame stabile di un padre e di una madre, senza un’esperienza di rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare un’identità personale e maturare un progetto di vita aperto alla solidarietà e all’attenzione verso i più deboli e gli anziani. Aiutiamo i giovani a fare famiglia.

A partire da queste premesse antropologiche, siamo certi che la difesa della famiglia fondata sul matrimonio sia compito primario per la politica e per i legislatori, come previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Chiediamo al Parlamento di attivare - da subito - un progetto organico e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia: per rispetto dei principi costituzionali, per prevenire e contrastare dinamiche di disgregazione sociale, per porre la convivenza civile sotto il segno del bene comune.

L’emergere di nuovi bisogni merita di essere attentamente considerato, ma auspichiamo che il legislatore non confonda le istanze delle persone conviventi con le esigenze specifiche della famiglia fondata sul matrimonio e dei suoi membri. Le esperienze di convivenza, che si collocano in un sistema di assoluta libertà già garantito dalla legislazione vigente, hanno un profilo essenzialmente privato e non necessitano di un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia, in aperto contrasto con il dettato costituzionale. Poiché ogni legge ha anche una funzione pedagogica, crea costume e mentalità, siamo convinti che siano sufficienti la libertà contrattuale ed eventuali interventi sul codice civile per dare una risposta esauriente alle domande poste dalle convivenze non matrimoniali.

Come cittadini di questo Paese avvertiamo il dovere irrinunciabile di spenderci per la tutela e la promozione della famiglia, che costituisce un bene umano fondamentale.

Come cattolici confermiamo la volontà di essere al servizio del Paese, impegnandoci sempre più, sul piano culturale e formativo, in favore della famiglia.

Come cittadini e come cattolici affermiamo che ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese. Perciò la difenderemo con le modalità più opportune da ogni tentativo di indebolirla sul piano sociale, culturale o legislativo. E chiederemo politiche sociali audaci e impegnative.

Il nostro è un grande sì alla famiglia che, siamo certi, incontra la ragione e il cuore degli italiani.

Roma, 19 marzo 2007

Hanno sottoscritto il Manifesto:

Forum delle associazioni Familiari Giovanni Giacobbe (Presidente); ACI Luigi Alici (Presidente); ACLI Andrea Olivero (Prsidente); Cammino Neocatecumenale Chico Arguello (Fondatore); Centro Sportivo Italiano Edio Costantini (Presidente); CIF Anna Maria Pastorino (Presidente); CNAL - Consulta Nazionale Aggregazioni Laicali Gino Doveri (Segretario Generale); Co.Per.Com Franco Mugerli (Presidente); Coldiretti Sergio Marini (Presidente); Comunione e Liberazione Giancarlo Cesana (Responsabile Nazionale); Comunità di Sant’Egidio Mario Marazziti (Portavoce); Famiglie Nuove Alberto Friso (Presidente); MCL Carlo Costalli (Presidente); Misericordie Gianfranco Gambelli (Presidente); MpV Carlo Casini (Presidente); Retinopera Paola Bignardi (Presidente); RnS Salvatore Martinez (Presidente); Associazione Guide Scouts d’Europa cattolici Solideo Saracco (Presidente); Unione Giuristi Cattolici Italiani Francesco D’Agostino (Presidente); Associazione Medici Cattolici Italiani Vincenzo Saraceni (Presidente); Unitalsi Antonio Diella (Presidente).

lunedì, marzo 12, 2007

Cosa ci tocca difendere!


All'ospedale di Careggi il piccolo Tommaso è sopravvissuto ad un aborto tardivo (non usiamo volutamente la parola terapeutici, troppo ambigua), non è stato assistito per venti minuti dopo la nascita, ed è sopravvissuto sei giorni. All'ospedale San Camillo a Roma chi si sottopone ad aborto tardivo firma un "consenso informato" con cui chiede di non rianimare il neonato, se sopravvive all'aborto. Questi fatti ci fanno orrore. E sembrano non essere eventi eccezionali, almeno da quanto trapelato dai giornali. La legge 194/78 sull'aborto nell'art 7 prevede che dopo i primi novanta giorni di gravidanza: "Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell'articolo 6 e il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto. art.6, a) L'interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, puo' essere praticata: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna" Cioè, se la gravidanza è in fase avanzata, tanto da far ipotizzare la possibilità che il feto nasca vivo, la madre può abortire solo se è in pericolo di vita, e bisogna far di tutto per salvare il neonato: la 194 cerca di limitare al massimo gli aborti tardivi. I fatti del Careggi e del San Camillo, così come riferiti dai media, sembrano evidenti violazioni di questa legge, che tutti a parole dicono di non voler toccare, ma che poi molti disattendono. Vogliamo sapere cosa sta succedendo negli ospedali italiani dove si praticano aborti tardivi . Vogliamo sapere quanti sono i feti espulsi vivi, vogliamo sapere quanti ne sopravvivono, vogliamo sapere se viene fatto di tutto per salvarli. Vogliamo sapere se ci sono violazioni alla legge 194 (e al codice penale). Noi quella legge non l'abbiamo voluta. L'abbiamo subita. Adesso chiediamo che venga rispettata in tutte le sue parti. Cosa ci tocca difendere!

domenica, marzo 04, 2007

Chi ci sgomenta...


In questi giorni sarebbe dovuto uscire in Italia "Shooting Silvio", film che racconta l'omicidio dell'attuale capo dell'opposizione Silvio Berlusconi.
Tra qualche settimana, precisamente il 16 marzo, uscirà nelle sale "Death of president - Morte di un presidente", film che ipotizza l'assassinio del Presidente degli Stati Uniti d'America Geroge W. Bush in un prossimo futuro (19 ottobre 2007).
Entrambi i film contribuiscono sicuramente a fomentare quella cultura dell'odio e di disprezzo nei confronti del proprio avversario politico. L'avversario viene quindi demonizzato e visto come un nemico da eliminare a qualunque costo. Se qualcuno avesse dei dubbi su quanto da me appena sostenuto, basta che si vada a vedere il trailer del primo film (www.shootingsilvio.com) che si conclude con questa frase canzonatoria, dal tono velatamente minaccioso: "Ti fischiano le orecchie presidente?". A mio parere operazioni di questo genere meritano solo una parola: vergogna!

lunedì, febbraio 26, 2007

VERGOGNA!

Si apre ufficialmente la caccia al coniglio Harry Potter... Che vergogna!

mercoledì, febbraio 21, 2007

GAME OVER!

venerdì, febbraio 09, 2007

Siete riDICOli

mercoledì, febbraio 07, 2007

Il perché del nostro leale "non possumus"

AVVENIRE - Mercoledì 7 febbraio 2007
Circa la bozza sulle unioni di fatto

Il lavorìo su un possibile disegno di legge del governo in materia di unioni di fatto sembra dunque arrivato ad una svolta. Le anticipazioni di stampa - soprattutto quella assai particolareggiata fornita sabato scorso da "Repubblica" - tenderebbero a confermare che ormai ci siamo. In realtà, però, a quanto è dato di capire, non ci siamo affatto. L'impianto della bozza normativa fatta circolare induce infatti a ritenere che ciò che era stato solennemente escluso, la creazione di un modello simil-familiare, è in realtà quello che si va alacremente predisponendo. Era possibile domandarsi quali soluzioni potessero essere adottate per dare attuazione a quel capitolo del programma dell'Unione (qui senza l'Udeur) che prevede il «riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà delle persone che fanno parte delle unioni di fatto». Formula questa che - secondo logica - individua come oggetto del riconoscimento che si vuole introdurre i diritti dei singoli e non la convivenza in quanto tale. Ne deriva che qualsiasi modello di registrazione, certificazione o attestazione della convivenza, ad esempio di tipo anagrafico, alla quale venisse collegata l'attribuzione di diritti e di doveri dei soggetti che ne fanno parte, sarebbe del tutto gratuita, e finirebbe per riconoscere legalmente una realtà di tipo para-familiare, determinandola anzi come un nuovo status. Ebbene, tutto ciò che qui si paventa, lo troviamo nella bozza messa abilmente in circolazione per saggiare l'opinione pubblica. È infatti l'articolo 1 a dare subito il là in senso para-matrimoniale al testo. In primo luogo, introduce il "rito" della dichiarazione di convivenza e della conseguente "annotazione" nell'anagrafe comunale e fa discendere da questo passaggio l'attribuzione di diritti e di doveri ai conviventi. Si delinea, insomma, un processo nel quale l'anagrafe diventa lo strumento non di un puro e semplice accertamento, ma dell'attribuzione di uno status giuridicamente rilevante. Inoltre lo stesso articolo va a specificare - cosa assolutamente non dovuta - a quale titolo la convivenza si instaura, ossia delimitando le convivenze oggetto della normativa a quelle tra «due persone maggiorenni» legate da «vincoli affettivi». (...) Un conto è riconoscere alcuni diritti a persone che hanno dato liberamente origine a una situazione di fatto che rimane tale, e tutt'altro è dare a tale condizione una rilevanza giuridica che ne fa, appunto, la fonte di diritti e doveri assai simili a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio. Sulla base di una costruzione giuridica, si riconoscerebbe così tutta una serie di diritti - in materia di successione, di pensione di reversibilità, di obbligo di prestazione di alimenti, di dovere di reciproca assistenza e solidarietà - che non a caso l'ordinamento italiano prevede solo e soltanto in relazione allo status familiare e al valore di assoluta preminenza a questo riconosciuto dalla Costituzione e dalle leggi. E il risultato sarebbe quello di porre in modo forzoso e inevitabilmente sconvolgente su un piano analogo la programmatica stabilità della famiglia definita nell'articolo 29 della nostra Carta fondamentale e la condizione liberamente altra delle scelte di mera convivenza. Un'operazione spericolata da un punto di vista giuridico e ancora di più per significato e impatto sociale. È questo il cuore del problema. Creare, sia pure in forma involuta e indiretta, un modello alternativo e spurio di famiglia significa indebolire e mortificare l'istituto coniugale e familiare «nella sua unicità irripetibile» (Benedetto XVI, domenica scorsa): l'esperienza, realizzata in una serie di Paesi, questo sgradevole nesso dimostra in modo incontrovertibile. E significa agire in oggettivo e azzardato contrasto con il favor riconosciuto alla famiglia fondata sul matrimonio dalla Costituzione repubblicana e da una tradizione culturale e giuridica bimillenaria.Per questi motivi, se il testo che in queste ore circola come indiscrezione fosse sostanzialmente confermato, noi per lealtà dobbiamo fin d'ora dire il nostro "non possumus". Che non è in alcun modo un gesto di arroganza, piuttosto è la consapevolezza di ciò che dobbiamo - per servizio di amore - al nostro Paese. L'indicazione franca e disarmata di uno spartiacque che inevitabilmente peserà sul futuro della politica italiana.

martedì, febbraio 06, 2007

Chi ci sgomenta

Francesco Caruso, deputato di Rifondazione Comunista e leader dei no global, ha dichiarato in una recente intervista al Corriere della Sera:
«Io dico sempre che la morte di un marine vale quella di un bambino iracheno; e quella di un agente vale come quella di un ultrà». Quanto alla polizia, «è poco addestrata, sa solo manganellare nel mucchio».

Solo un commento, Caruso, nulla di più: vergogna!

domenica, febbraio 04, 2007

Chi ci sgomenta

«La festa di Sant'Agata non andava fatta. Domani ci saranno i funerali del poliziotto morto ma ci sarà anche la processione della statua. Invece la Bara di Raciti doveva essere in chiesa sotto la statua. Il dovere della Chiesa è essere vicini ai problemi sociali. Oggi il Papa non ha detto una parola nell'Angelus.»

(Pippo Baudo, 4 febbraio 2007)

sabato, febbraio 03, 2007

Standing ovation for Mario Draghi!

"Il livello dell’imposizione tributaria in Italia è elevato. Penalizza le imprese e le famiglie che compiono il proprio dovere fiscale. In prospettiva esso va moderato. I frutti della lotta all’evasione devono trovare compensazione nella riduzione delle aliquote."
(Mario Draghi, Governatore della Banca d'Italia, 3 febbraio 2007, Torino)

giovedì, febbraio 01, 2007

Prodi?...BASTA!


"Come risultato dell'instabilità politica, sono improbabili importanti riforme economiche. La debolezza dei conti pubblici resta un altro problema, e le misure di consolidamento da parte del governo, man mano che verranno approvate, avranno come risultato quello di appesantire la pressione fiscale piuttosto che tagliare la spesa, deprimendo i consumi privati."

mercoledì, gennaio 31, 2007

La lettera di Silvio Berlusconi alla moglie Veronica Lario


«Cara Veronica,
eccoti le mie scuse. Ero recalcitrante in privato, perché sono giocoso ma anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di cederti è forte. E non le resisto. Siamo insieme da una vita. Tre figli adorabili che hai preparato per l'esistenza con la cura e il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, e che sei sempre stata per me dal giorno in cui ci siamo conosciuti e innamorati. Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere. Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti e gli esami pubblici che non finiscono mai, una vita sotto costante pressione. La responsabilità continua verso gli altri e verso di sè, anche verso una moglie che si ama nella comprensione e nell'incomprensione, verso tutti i figli, tutto questo apre lo spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere giocoso e autoironico e spesso irriverente. Ma la tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento. Ma proposte di matrimonio, no, credimi, non ne ho fatte mai a nessuno. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d'amore. Uno tra tanti.
Un grosso bacio Silvio»

Noi vi avevamo avvisato...


martedì, gennaio 30, 2007

Mastellik salvaci tu! Fai cadere Proditero!

«Se mi mettono nella condizione dicendo ’sei al Governo e devi votare la legge sulle unioni di fatto, mi dimetto domani

(Clemente Mastella, Ministro della Giustizia, durante la trasmissione Porta a Porta)

lunedì, gennaio 29, 2007

Allora siamo a posto...


"Flavia Prodi? Confido che la sua esperienza di moglie e madre ci aiuti a salvaguardare la famiglia."
(Paola Binetti, in un'intervista alla Stampa, a proposito della legge sul riconoscimento delle unioni di fatto.)

sabato, gennaio 27, 2007

Speriamo di no!


«Lasceremo un segno nel Paese.»
Romano Prodi, conferenza stampa, 25/1/2007

venerdì, gennaio 26, 2007

13 anni in campo per difendere la Libertà


lunedì, gennaio 22, 2007

Don Camillo siamo tutti con te!


Esaminando sempre in concreto la realtà delle unioni di fatto, quelle tra persone di sesso diverso sono certamente in aumento, sebbene restino a livelli assai più contenuti che in altri Paesi, ma la grande maggioranza di loro vive nella previsione di un futuro possibile matrimonio, oppure preferisce restare in una posizione di anonimato e di assenza di vincoli. Le assai meno numerose coppie omosessuali in buona parte vogliono a loro volta rimanere un fatto esclusivamente privato e riservato; altre invece sembrano costituire il principale motore della pressione per il riconoscimento legale delle unioni di fatto, con cui intenderebbero aprire, se possibile, anche la strada per il matrimonio. Nel pieno e doveroso rispetto per la dignità e i diritti di ogni persona, va però osservato che una simile rivendicazione contrasta con fondamentali dati antropologici e in particolare con la non esistenza del bene della generazione dei figli, che è la ragione specifica del riconoscimento sociale del matrimonio. La legislazione e la giurisprudenza attuali già assicurano la protezione di non pochi diritti delle persone dei conviventi, e pienamente dei diritti dei figli. Per ulteriori aspetti che potessero aver bisogno di una protezione giuridica esiste anzitutto la strada del diritto comune, assai ampia e adattabile alle diverse situazioni, e ad eventuali lacune o difficoltà si potrebbe porre rimedio attraverso modifiche del codice civile, rimanendo comunque nell’ambito dei diritti e dei doveri della persona. Non vi è quindi motivo di creare un modello legislativamente precostituito, che inevitabilmente configurerebbe qualcosa di simile a un matrimonio, dove ai diritti non corrisponderebbero uguali doveri: sarebbe questa la strada sicura per rendere più difficile la formazione di famiglie autentiche, con gravissimo danno delle persone, a cominciare dai figli, e della società italiana.”
(prolusione del Card. Camillo Ruini, Presidente della Cei, 22/1/2007)

domenica, gennaio 21, 2007

Chi ci sgomenta

"Il richiamo alla misericordia per vicende come quella di Piergiorgio Welby e l'esigenza di elaborare una legge che riconosca il diritto della persona a decidere sul proprio trattamento terapeutico, come viene fatto dalla recente normativa francese, espressi da una fonte cosi' alta del mondo religioso come l'Arcivescovo emerito Cardinale Carlo Maria Martini, mi trovano perfettamente concorde."

Cesare Salvi, Presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama.
(Adnkronos, 21 gennaio 2006)

sabato, gennaio 20, 2007

Incomincia la battaglia per la FAMIGLIA!

La legge sui cognomi apre la strada ai Pacs
Alfredo Mantovano di Alleanza Nazionale intravede dietro la norma un disegno distruttivo: "L'ansia di picconare la famiglia non arriva ancora a far partorire al governo un disegno di legge sui pacs. Ma non impedisce a governo e maggioranza di mandare avanti la proposta sui cognomi, nella direzione di annullare tutto ciò che, con riferimento alla famiglia, ha storia e radici. Se ai figli potrà essere dato alternativamente il cognome del padre, quello della madre, o entrambi, e' certo che nel giro di 3- 4 generazioni verra' meno la continuita' familiare, cioe' un elemento basilare per l'identità comunitaria. Non sono soltanto le radici cristiane che la sinistra vuole estirpare, ma anche le radici naturali, a cominciare da quella familiare. L'attenzione critica verso questa proposta sbagliata deve essere la stessa che verso i pacs!".

mercoledì, gennaio 17, 2007

La sfida di inizio millennio è l’educazione ai valori

Una ricerca statistica curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà rileva che per il 60% degli italiani la vera prima emergenza del nostro Paese è rappresentata dall’educazione. Ovviamente non si intende semplicemente quella formale del bon ton dei salotti o della capacità di essere gentili e garbati con i propri simili, anche se sarebbe già qualcosa. No, quella indagata dalla ricerca è l’educazione intesa come cultura, cioè la capacità personale di affrontare in modo critico e sistematico la realtà, in ogni suo aspetto e in relazione ad uno scopo. Questo implica una percorso adeguato, una esperienza formativa in atto e soprattutto una continua lealtà di cuore con le domande originarie connesse al senso della vita, del lavoro e della propria esperienza umana intera, con le quali il paragone costante di ogni nostra giornata rappresenta il pungolo esistenziale più acuto. È a questo livello profondo e troppo spesso non indagato che, infatti, si gioca il grado di qualità di una nazione, di una società e della sua capacità di convivenza civile organizzata e tesa al bene comune del popolo. E a questo proposito poco può dire la politica. Qui si tratta delle singole persone e del sentimento di appartenenza ad una storia comune ed alle radici di una famiglia e di una cultura, quella italiana, che per assenza di responsabilità educativa di istituzioni importanti quali la Chiesa, la famiglia e la scuola ha ormai, da troppo tempo, perso la direzione del proprio cammino. Mancano maestri adeguati, capaci di introdurre giovani e meno giovani al cammino della vita, inteso come esperienza di verità e quindi come capacità di riscoperta vissuta di valori esistenziali autentici. Primo tra tutti il valore fondamentale rappresentato dal senso religioso che marchia, in modo indelebile, il cuore di ogni esperienza umana e di ogni popolo. Ogni sera, dalle 20 in poi, circa il 90% delle famiglie italiane assiste, impotente, allo spettacolo offerto dai telegiornali nazionali di uno scenario quotidiano fatto di omicidi, rapine, truffe, scandali, guerre, lotte, violenze e qualunque altro tipo di nefandezze possibili. A questo poi si aggiunge, buon ultimo, il teatrino della attuale politica governativa nostrana che, non contenta, si diverte ad assoggettare ancor di più il popolo, affamandolo con nuove tasse, vincoli, leggi e balzelli. Ma la sete di educazione delle persone e del popolo intero rimane. Talvolta viene mascherata dalla fiction rappresentata dall’industria dello stordimento generale del cosiddetto spettacolo, del mondo dei presunti vip, dell’intrattenimento bolso dei film natalizi che dovrebbero far ridere, dal gossip stupido e vuoto dei rotocalchi, dal furore della passione calcistica o, tristemente peggio, dall’evasione dalla realtà, rappresentata ormai per centinaia di migliaia di nostri giovani dall’uso costante di droghe. Tutto questo nasconde un vuoto, un grande vuoto esistenziale, educativo e di verità. E come non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva un’invocazione straziante di aiuto? Questa recente domanda di Benedetto XVI suona come un monito paterno per tutti noi. Per educare ci vogliono dei padri. Padri e maestri, altro che imbonitori di popolo, opinionisti a pagamento o intrattenitori del sabato sera e opinion maker che dir si voglia. E poco possono anche i pochi eroici insegnanti delle nostre scuole pubbliche e private, sommersi quotidianamente nel loro lavoro dal bombardamento potente dei media, dell’industria dello spettacolo, dell’informazione e dell’intrattenimento, da cui vengono, molto più spesso, educati i nostri giovani. Però qualcosa si può fare e in molti già lo fanno, ricominciare.

venerdì, gennaio 12, 2007

DIFENDI IL TUO FUTURO

Il governo Prodi sta operando per distruggere una per una le riforme varate dal governo Berlusconi, nonostante gli indubbi risultati positivi che queste leggi hanno permesso di raggiungere, nell'interesse di tutti gli italiani.
Per impedire ciò e rendere ancora più forte e incisiva l'opposizione al governo, il Coordinamento nazionale di Forza Italia ha raccolto l'idea lanciata da Ludovico Festa su Il Giornale di formare comitati in tutti i centri italiani, grandi e piccoli, per la difesa delle leggi e delle riforme varate dal governo Berlusconi, in particolare la legge Biagi sul lavoro, la legge Maroni sulle pensioni, la legge sulla riforma della scuola e dell'università del ministro Moratti e i provvedimenti sulle grandi opere pubbliche del ministro Lunardi, la legge Bossi-Fini sull'immigrazione.
Aderisci al nostro appello, per difendere il tuo futuro e quello di coloro che ti sono cari. Non servono formalità è sufficiente segnalarci la tua disponibilità.

mercoledì, gennaio 10, 2007

A Caserta tutti contro tutti

Rosy Bindi contro Barbara Pollastrini. Emma Bonino contro Antonio Di Pietro. Antonio Di Pietro contro Clemente Mastella. Vannino Chiti contro Giuliano Amato. E Piero Fassino, per difendere se stesso, contro Romano Prodi.
Il vertice di Caserta si apre così, tutti contro tutti.
E’ alquanto singolare, poi, che Palazzo Chigi prediliga il termine “conclave”, al posto di “vertice”. Vertice sa di Prima Repubblica, dicono gli uomini del Professore. Dai conclavi, invece, si esce Papa. E quello della Reggia sembra un conclave dei tempi dei Borgia.
Un Papa usciva comunque e poco importava se qualche cardinale ci lasciava le penne.
In effetti, l’appuntamento di giovedì e venerdì segnerà (dovrà segnare) una svolta nella politica della maggioranza, in un senso od in un altro.
Potrebbe segnare la fine del governo Prodi, qualora dovesse vincere la linea riformista di Fassino (boicottata dai suoi stessi ministri) sulle riforme strutturali, pensioni in testa. Rappresenterà la parabola discendente del segretario dei ds, se prevarrà la linea-Prodi dell’immobilismo.
La terza via dalemiana (ai tempi dell’alleanza con Blair) non è prevista.
Ed è per queste ragioni (figlie anche del proporzionale) che all’appuntamento i ministri si presentano tutti contro tutti. Per i motivi più vari.
Le ministre Bindi e Pollastrini perché stanno lavorando a due diversi e distinti disegni di legge sulle unioni di fatto. La Bonino contro Di Pietro per la mancata fusione Autostrade-Abertis. Di Pietro contro il progetto di riforma della Giustizia annunciata da Mastella. Vannino Chiti contro Giuliano Amato sulla riforma elettorale.
In questo clima di guerriglia, Prodi punta a prendere tempo.
A smussare gli angoli, dettando l’agenda dei prossimi mesi, affiancato – come sempre – da Tommaso Padoa Schioppa.
E, per ironia della sorte, sarà proprio il ministro dell’Economia (il più liberista a parole di tutto l’esecutivo) a dover difendere la mancata scelta di Palazzo Chigi in materia previdenziale.
Proprio lui che nel Dpef aveva scritto di voler introdurre riforme nel pubblico impiego, nelle pensioni, nel finanziamento agli enti locali, nella Sanità.
Solo sposando in pieno la linea Prodi, Padoa Schioppa può avere qualche possibilità di conservare la poltrona, a cui punta Fassino e tentare di risalire la classifica che lo vede all’ultimo posto nell’indice di gradimento degli italiani.
Caserta: tutto si risolve in sei ore
Considerando le premesse, il conclave di Caserta non giustifica né le spese sostenute per l’organizzazione, né l’impiego delle forze dell’ordine per motivi di sicurezza, né l’enfatizzazione dei media nel presentare l’appuntamento campano come esempio di serietà e concretezza del governo.
Impegno di cui si fa carico soprattutto Repubblica con due pagine fitte di notizie e particolari tutti tesi a confermare che la faccenda è importante, che qui si gioca il futuro del paese, che i membri del governo non usciranno dalla Reggia, che dormiranno in semplici lenzuola di cotone, che potranno gustare delle austere mozzarelle di bufala e che potranno godere di un semplice dono. Un centrotavola a ciascun ministro e una coperta borbonica per la signora Prodi. Alla first lady - la cui presenza confermerebbe lo spirito vacanziero dell’evento - sarà donato un “Damasco Luigi XVI color giallo, cento per cento organzino con frange lavorate a mano”. E fra cerimoniale, cene, convenevoli e incontri istituzionali, la due giorni in effetti si riduce, nel pieno rispetto sindacale, a sei ore lavorative, vale a dire dalle 15 alle 21 di giovedì visto che il venerdì mattina sarà dedicato al consiglio dei ministri e poi alla conferenza stampa. Troppo poco se si vuole prendere sul serio l’intenzione dichiarata del premier che nella reggia borbonica vuole “definire l’agenda di governo per il 2007”, troppo poco se si tiene conto delle divisioni che segnano l’agenda dei singoli ministri i quali, al contrario dei moschettieri, sono uno contro tutti e tutti contro uno.
La Bonino ha già dichiarato guerra a Di Pietro e aspetta giovedì per ordinare l’attacco in difesa dell’Europa, la Bindi ha già affilato le sue armi contro la Pollastrini e contro ogni ipotesi di Pacs, i riformisti si preparano a duellare con i “comunisti” dell’esecutivo per difendere le riforme irrinunciabili, dalle pensioni alle liberalizzazioni, dal welfare all’ambiente.
Come faranno i “nostri eroi a risolvere tutti questi problemi in appena sei ore?”. Di non farcela sono certi gli stessi protagonisti dell’evento che “si sacrificano” nella città campana solo per motivi di comunicazione.
Lamentano che il crollo nei sondaggi è causato da una cattiva informazione, che la finanziaria non è stata compresa per un difetto mediatico e allora si ingegnano per mostrare quello che non è.
A mettere in scena delle tristi commedie degli equivoci per ribadire, come dicevano i manifesti di Prodi, che la serietà è al governo. Per fortuna nessuno ci crede più. Anzi, l’indignazione sale e il gradimento scende perchè, come dicono al Bagaglino, “con la finanziaria è cambiata l’aria. Prodi è un mago e io pago”.

lunedì, gennaio 08, 2007

Saddam

Guardando il video dell'esecuzione di Saddam Hussein ho provato molta compassione per quest'uomo: il potente dittatore che aveva regnato per decenni sul suo popolo, compiendo atti di estrema crudeltà, l'uomo capace di attirare attorno a sè l'attenzione del mondo intero, appariva ora, di fronte alla propria morte, come un'uomo impaurito. Pallido, vestito con un giaccone scuro per cercare di conservare un briciolo di dignità. Un semplice uomo che ha paura di morire. Questo è il Saddam che ho visto nel video. Un uomo che aveva paura. E guardando quegli occhi abbassati così impauriti, ormai senza più alcuna speranza, mi sono domandato se un atto di pietà sarebbe stato forse più giusto. Probabilmente sarebbe stato più sicuro per non peggiorare la situazione mondiale. Ma di sicuro sarebbe stato, molto più semplicemente, più umano.

venerdì, dicembre 29, 2006

Fede e nichilismo

Non chiudiamo gli occhi
Julián Carrón
Corriere della Sera, 28 dicembre 2006

Caro Direttore, il contesto umano e culturale in cui viviamo può essere identificato con una parola: confusione. Ce ne rendiamo conto per l’urgenza in noi di una certezza. Tutta la confusione in cui siamo immersi, infatti, non può evitare l’emergere del desiderio di verità, giustizia, felicità che ci costituisce. «Ho cercato me stesso. Si cerca solo questo» (Pavese). Insoddisfazione, inquietudine e tristezza ci dicono che il desiderio del cuore è inestirpabile - come un dato che nessun nichilismo può vincere -. Neanche la nostra menzogna, i nostri tentativi di far finta che non esiste, è in grado di sradicarlo. Tanto è vero che non vediamo altra via d’uscita che odiarlo: «Quando si annebbia, il cuore grava come peso insopportabile. Ed è difficile reggere questo peso senza avere in odio se stessi, senza rimpiangere di essere nati» (Maria Zambrano).
Si capisce questo odio perché, non trovando la presenza che lo compia, il desiderio di felicità è come un impeto impazzito, che non sa più dove andare. Ma neanche può auto-distruggersi perché è costitutivo e chi ci ha costituiti è un altro, è il Destino. Per questo anche nell’abisso della dimenticanza si può riaccendere il desiderio di tornare a casa. Fu così per il figliol prodigo. E lo è per chiunque abbia ancora una briciola di tenerezza verso di sé, «perché alla vita basta lo spazio di una crepa per rinascere» (Ernesto Sábato).
Il cuore resta come baluardo contro il nichilismo. Dare credito al cuore, al desiderio di tornare a casa, è l’inizio della ripresa. Sembra un niente, ma è ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la verità, se per caso ci viene incontro. Nel cuore, infatti, abbiamo il criterio per giudicare: «L’inferno - scrive Italo Calvino - è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
Dare spazio a che cosa, se ogni cosa, ogni volto, anche i rapporti più cari, sembrano non avere forza e consistenza per vincere l’inferno? Ci vorrebbe qualcosa di eccezionale per respirare e vivere. Il Natale di Cristo è l’annuncio di questa eccezionalità che irrompe nei confini chiusi dell’umana esperienza: il Verbo si è fatto carne, Dio diviene uno di noi.Eppure oggi siamo abituati a parlare del Natale come sentimento, folklore, rito già saputo, piuttosto che come fatto eccezionale, fino al punto che la fede non interessa quasi più a nessuno, nemmeno a tanti che frequentano la Chiesa. Gli interessi della vita sono altrove. «Ma com’è possibile - si domanda Benedetto XVI - che un uomo dica “no” a ciò che vi è di più grande; che non abbia tempo per ciò che è più importante; che chiuda in se stesso la propria esistenza?». E risponde: «In realtà, non hanno mai fatto l’esperienza di Dio; non hanno mai sperimentato quanto sia delizioso essere “toccati” da Dio!». Come possiamo essere “toccati” da Dio? Solo attraverso l’umanità cambiata di testimoni, non perché più buoni, ma perché presi, afferrati da un Fatto che muove tutta la loro vita, come è accaduto, d’improvviso, ai pastori: «Venite a vedere! Per voi un bambino è nato!».Così il Natale è una speranza per tutti. Basta guardare e lasciarsi “ferire” dalla sua bellezza, così come descrive la liturgia della notte di Natale: «Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore». Questo stupore riecheggia nelle parole di Pasolini: «L’occhio guarda… è l’unico che può accorgersi della bellezza… la bellezza si vede perché è viva, e quindi reale. Diciamo, meglio, che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Il problema è avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio». Oggi, come duemila anni fa. È questo infinito desiderio che da allora fa gridare alla Chiesa: «Vieni, Signore Gesù!».

sabato, dicembre 23, 2006

Il presepe della camera dei deputati...


Non ho parole...

lunedì, dicembre 04, 2006

Casini...Casini...Casini...: il nome dice tutto....

domenica, dicembre 03, 2006

Che Spettacolo!

giovedì, novembre 30, 2006

Tutti a Roma!

mercoledì, novembre 29, 2006

Ora si capiscono molte cose...

lunedì, novembre 27, 2006

IL LEONE DELLA LIBERTÀ

lunedì, novembre 20, 2006

Il Gran Bugiardo...

sabato, novembre 18, 2006

Prodi...in verita' in verita' vi dico

Se la sveglia la dà Prodi...


Prima gli italiani erano pazzi. Ora sono addormentati, ma si stanno svegliando.
Forse, caro Professore, gli italiani non sono nè pazzi nè addormentati. Sono semplicemente incazzati... Questo, almeno lei, dovrebbe saperlo...

lunedì, novembre 13, 2006

Un governo a favore della droga...


Il governo raddoppia la quantità consentita di cannabis: ora sappiamo da che parte stavano i parlamentari "drogati" beccati dalle Iene...

sabato, novembre 11, 2006

Nassirya, tre anni dopo - Per non dimenticare

Il vero pazzo è Prodi, non il paese

Prodi pensa che il paese sia impazzitto.
Forse non si rende conto che tra spaccature all'interno del governo e senatori a vita che si ribellano, ad impazzire non è il paese, ma lui stesso.
Perciò il nostro consiglio al premier è quello di farsi una lunga vacanza.
Il più presto possibile.

venerdì, novembre 10, 2006

Vieni anche tu!

giovedì, novembre 09, 2006

9 11 2006

mercoledì, novembre 08, 2006

Segui le istruzioni...

Seguire attentamente le istruzioni:
1) Create un file qualsiasi
2) Chiamatelo «Prodi»
3) Buttatelo nel cestino
4) Cliccate su «Svuota il cestino». Comparirà la schermata di conferma eliminazione file, che chiede: «Eliminare definitivamente Prodi?»
5) Adesso potete rispondere «».
Non serve a niente, ma aiuta a iniziare bene la giornata...

lunedì, novembre 06, 2006

Visco...

Questa notte ho sognato Visco vestito da principe azzurro. Veniva su uno splendido destriero bianco e mi portava via. Tutto.

sabato, novembre 04, 2006

Silvio Berlusconi a Vicenza contro la Finanziaria

Prodi e le sue 67 nuove tasse...

venerdì, novembre 03, 2006

Una firma per Farina!


Firma anche tu la petizione in difesa del vice-direttore di Libero, Renato Farina.
Anche il presidente Silvio Berlusconi in questi giorni l'ha fatto!